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Il live dei Kiss a Dubai, un'esperienza che offre scenari interessanti - Ricky Ceconi

Technical Production Manager Freelancer - Umbria Jazz e attualmente in Dubai

4 febbraio 2021

Si potrebbe introdurre dei test rapidi al laser come quelli che attualmente vengono fatti al confine fra l’emirato di Dubai e quello di Abu Dhabi

Riportiamo un'interessantissima intervista fatta a Ricky Ceconi che può raccontarci un'esperienza essenziale per interpretare alcune dinamiche che mettono insieme streaming, live e turismo. Tutto questo in un contesto geografico molto dinamico riguardo alla nuove tecnologie e soprattutto bisognoso di diversificare velocemente i propri asset economici e finanziari.

1) Come ti è capitato di andare a lavorare a Dubai negli Emirati Arabi Uniti?

Vivo e lavoro a Dubai dal 2013, inizialmente mi era stato proposto un contratto di 3 mesi da un supplier AV ma poi ho deciso di mettermi a fare il freelance, più rischioso ma decisamente più remunerativo.

2) Una delle tue ultime esperienze lavorative ti ha visto coinvolto nell'organizzazione del live dei KISS a Dubai trasmesso anche in streaming. Mentre il mondo della musica dal vivo ha perso il conto dei giorni di inattività, dalle tue latitudini la situazione sembra più agevole ed è possibile organizzare live con un certo numero di spettatori oppure è stato solo un esperimento come sta avvenendo per altro in Spagna, Francia, Germania etc. ?

Diciamo che il vantaggio (e potenziale rischio, dall’altra faccia della medaglia) è che Dubai è ancora attualmente aperta al turismo, quindi l’accesso di persone è più ampio che in altre nazioni. Dubai, da alcuni anni ormai, sta puntando un sacco sul turismo, anche per differenziare un mercato che precedentemente era legato solo ad aziende che operano in ambito finanziario e oil & gas. Dunque attrarre i turisti, come nel caso dei KISS, per proporre loro di acquistare una minimum stay di 5 notti con concerto incluso nel pacchetto è una mossa che ha permesso di poter vedere distanza e comodamente dai propri balconi uno show creato appositamente per lo streaming, senza ansia dovuta ad una mescolamento con altre persone “non controllate”.

Organizzare dei live come quello dei KISS @ Atlantis The Palm certo dipende dal budget a disposizione, ma può essere fatto in sicurezza, all’aperto, facendo appello alla responsabilità di ognuno. Se vogliamo considerarlo un esperimento possiamo farlo pure, ma nella regione si sta cercando di smuovere un po’ una situazione di stallo che dura da troppo tempo.

3) Guardando le immagini del palco e di tutta la struttura allestita per l'esecuzione di questo evento, balza all'occhio il grande investimento messo in campo per una manifestazione che di fatto si è rivolta più ad un pubblico in streaming che a quello dal vivo. Ritieni che nel futuro prossimo ci potranno essere economie sufficienti per l'organizzazione di eventi simili e secondo te quanto gli sponsor privati e/o istituzionali potranno essere interessati ad una visibilità di questo genere rispetto alla più classica presenza materiale di fronte ad un audience fisica?

I concerti e tutte le attività in streaming potenziano la visibilità di un’azienda in quanto possono puntare a molti più spettatori. Leggendo le statistiche promosse, per esempio, da gruppi di settore come PCMA (https://www.pcma.org/covid-19-impact-events-industry-planners-survey-results/), si intuisce che le aziende sono stuzzicate dall’idea di poter aumentare il proprio bacino di clienti e inizieranno ad allocare risorse per questo. Molti hanno già iniziato. E’ una forma nuova di comunicazione, può risultare più asettica, ma è in linea con un mondo in cui l’utenza sono i millennials, quindi è indubbio che le modalità di fruizione non siano più le nostre o quelle dei nostri padri .

L’irripetibilità del momento live non potrà mai essere sostituita, ma molti si “accontentano” di un’altra forma di vivere l’evento, rinunciando per forza o per necessità all’esclusività della fruizione live, per, invece, una nuova modalità di accesso, che forse permette un approccio più intimo e tailor-made. La presenza della banda larga fa la differenza, dunque anche qui siamo di fronte a scelte tecnologiche che solo i paesi più avanzati possono garantire, come accade in molti altri contesti: il ruolo delle istituzioni è fondamentale, in quanto favorire le sviluppo tecnologico accessibile a tutti dipende principalmente dagli investimenti che i singoli governi decidono di autorizzare in merito

"si potrebbe introdurre dei test rapidi al laser come quelli che attualmente vengono fatti al confine fra l’emirato di Dubai e quello di Abu Dhabi"

4) L'estate 2021 sembra avviarsi ad una riproposizione simile a quella del 2020, forse con qualche live in più ma sempre rivolti ad un pubblico ridimensionato nel numero. Che idea ti sei fatto e quanto l'utilizzo dei test rapidi potrebbe effettivamente contribuire in maniera positiva allo sblocco delle pesanti limitazioni che probabilmente saranno imposte agli eventi che prevedranno assembramenti?

I PCR tests non sono la chiave di volta, tuttavia rappresentano un arma importante per fare una prima scrematura. Quello che dico sempre è che il vero problema è la nostra vita quotidiano al di là del lavoro: possiamo essere al 100% controllati e meticolosi sul posto di lavoro, ma poi la differenza la crea chi frequentiamo, dove andiamo, con chi stiamo quando la nostra giornata lavorativa è finita. E’ chiaro che la possibilità di frequentare persone “infette” in ambito prossimo a quello familiare ha contribuito ad un drammatico acuirsi dei casi. Per avere i risultati di un PCR test ci vogliono tecnicamente 6 ore, quindi non è detto che questo sia sufficiente a garantire una schedule basato su eventi che spesso vengono allestiti e dismessi in giornata. Ci saranno magari degli allungamenti di tempistiche, più tempo necessario per completare gli allestimenti, oppure si potrebbe introdurre dei test rapidi al laser come quelli che attualmente vengono fatti al confine fra l’emirato di Dubai e quello di Abu Dhabi (Link al comunicato del Ministero della Salute e della Prevenzione - Emirati Arabi Uniti).

Sta di fatto che sarà il vaccino a garantire una certa tranquillità in più anche se magari non sarà risolutivo per tutti. Quando i vari paesi si metteranno d’accordo su quali sono i vaccini riconosciuti a livello globale, i viaggi probabilmente riprenderanno e allora potremmo avere artisti stranieri che vengono a suonare in Europa. Finche’ ciò non accade, prevedo un’estate con artisti nazionali, perché sono gli unici, di fatto, a potersi esibire, quando gli eventi potranno riprendere ad un certo punto… L’unico evento italiano a cui ancora lavoro come resident Stage Manager è UmbriaJAzz, la cui edizione passata è stata rimandata proprio perché contrattualmente non si riusciva a garantire a artisti stranieri lo svolgimento della propria performance compatibilmente alle decisioni delle autorità sanitarie nazionali e locali.

"rispetto all’italia, ci siamo trovati di fronte ad un contesto più meritocratico"

5) Tu sei andato via dall'Italia o per lo meno al momento la tua base operativa sembra essere Dubai e zone limitrofe. È stata una scelta dovuta a quale motivo principale? Te lo chiedo perchè queste vicissitudini conseguenti alla pandemia, hanno evidenziato le grandissime carenze relative al riconoscimento delle maestranze e delle professionalità nel mondo dello spettacolo. All'estero ritieni che questo problema sia meno marcato? 

La decisione mia e di mia moglie di trasferirci a Dubai è stata motivata dall’esigenza di fare un’esperienza più lunga e coerente all’estero, senza lavorare a spot per progetti che avevano come base l’Italia e lo svolgimento all’estero (mi riferisco in particolare a diversi eventi corporate a cui abbiamo preso parte in paesi europei ed extra-europei, ma sempre pre-prodotti da realtà italiane). Inoltre, devo dire che rispetto all’italia, ci siamo trovati di fronte ad un contesto più meritocratico, dove non lavorano solo gli amici degli amici perché tali DEVONO lavorare!

E’ interessante confrontarsi con realtà in cui devi dimostrare quanto vali per poterti affermare.

Nel cotesto emirati non esistono sostegni al reddito o programmi di aiuti “strutturali”, ma essendo freelance da una vita, siamo sempre stati abituati a contare sulle nostre gambe e basta… Il problema del sostegno alla categoria è generalizzato, tutto l’entertainment a livello mondiale è in ginocchio, Boris Johnson ha addirittura dichiarato che l’industria britannica dell’intrattenimento non vale la pena di essere salvata… Il problema, a parer mio, è che chi opera in questo ambito non si è mai strutturato “corporativamente” per difendere i proprio interessi come gruppo, ma ha guardato sempre fino al limitare del proprio orticello. Quello che si percepisce, in generale, è che la categoria soffre perché è difficile reinventarsi da un giorno all’altro e, in un mondo che si sta imbruttendo e in cui l’intrattenimento è considerato non essenziale, la cultura come ampio cappello generale non sembra essere particolarmente difesa e promossa e, di conseguenza, i suoi operatori ne risentono.

6) Di che colore vedi il futuro? Puoi spiegarci perchè?

Voglio sperare di poter vedere un tramonto rosso sul nostro domani, ma attualmente avverto molta ansia, paura, chiusura, distacco. Lo percepisco anche sulla nostra frequente e triste decisione di non vedere spesso amici perché “non si sa mai, potrebbe essere pericoloso scambiarsi abbracci e venire a stretto contatto”… E’ un momento strano, mai vissuto prima, in cui è assurdo dover pensare di distanziarsi dalle persone a cui vuoi bene, ma che pensi sia responsabile da attuare per non creare delle situazioni che magari si potrebbero dimostrare pericolose per tutti.

Non credo il vaccino sia la soluzione, aiuterà a far riprendere quota, ma ci toccherà cambiare le nostre abitudini. In parte l’abbiamo già fatto, del resto.

Sono generalmente una persona ottimista, sono convinto che prima o poi avremo una svolta, ma dipende molto dal nostro comportamento propositivo e dal nostro senso civico di responsabilità nei confronti del prossimo…

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